firenze 1980

 

”Gli anni ’80: quando i parrucchieri comandavano il mondo”. Recitava così un motto che aleggiava negli anni ’90, che significava tutto e niente, ma che ha a che fare anche con Firenze e con lo spirito del tempo del suo decennio più folle ed anticonformista. Che ripercorriamo in tre luoghi cult.
Tenax

La Mecca della cultura alternativa. E senza dirigersi verso Oriente, bastava imboccare la direttrice per Firenze Nord e sbucare in Via Pratese, al numero 46: benvenuti al Tenax. Correva l’anno 1981 e Firenze – reduce dall’epico live dei Clash allo stadio – non sarebbe stata più la stessa. La musica e le coscienze cambiano, nasce il Tenax. Porta il nome di un gel per capelli insieme ad un connubio di fantasia, stile e (molta) voglia di evadere.

Protagonista assoluto degli anni ’80, vedrà sfilare sul suo palco il gotha della scena alternative internazionale. Un collage dalle tinte dark e dalle atmosfere post-punk, intriso di star e stravaganti look che strizzavano l’occhio alle grandi metropoli mondiali, da Berlino e Londra fino a New York.

tenax firenze anni '80

Il Greenwich Village in salsa verde, che si agitava sul dancefloor al ritmo di guest come Tears For Fears, Tuxedomoon, New Order, Spandau Ballet, Bauhaus, David Byrne ed altre centinaia di band, dj e ospiti che sfilavano: da Roberto Benigni a Ilona Staller, fino a Vittorio Gassman. Anarchia e paillettes.

Il capolavoro new wave della notte fiorentina: un mix di moda, chitarre, synth, fashion victims, esibizionismo, artisti, fancazzismo, droghe e personaggi d’ogni genere. Una realtà parallela. Inscenata ogni fine settimana. Anche se lontano dai fasti e dalle innovazioni di allora, resiste ancora oggi.
Luisa Via Roma

Se il Tenax fu il caleidoscopio musicale di quel decennio in costante fermento, lo specchio modaiolo di quella Firenze fu sicuramente Luisa Via Roma. Una boutique che oggi è (ri)conosciuta a livello internazionale ma che proprio in quegli anni acquistò fama, attenzioni e uno stuolo di fan: rivoluzionandosi nella forma.

Già, perché fu anche attraverso la ristrutturazione dello shop in Via Roma – per mano di Claudio Nardi – che una ex merceria divenne un unicum nel panorama italiano.

luisaviaroma firenze

Nella fissità statica del centro storico di Firenze incominciarono a vivere tendenze nuove, vetrine provocatorie e discusse, personaggi al limite del caricaturale. Una sfida con lo sguardo rivolto alle tendenze di grido mondiali: come nella musica, così nella moda. Nacque proprio qua il concetto di shopping, di abbigliamento da evento. Vestire la propria pelle adattandola al look della serata, magari al Tenax o al Manila.

Tra eccessi, outfit strampalati, eventi mondani e ospitate celebri, un semplice negozio fiorentino divenne calamita d’attrazione per personalità del calibro di Vivienne Westwood o Pier Vittorio Tondelli. Un ricettacolo di mondo queer, glam, freak, trasgressione e desiderio di rottura col passato. Una storia destinata a proseguire.
Cinema Universale

Qui la situazione muta, virando decisamente al pop. L’Universale (dal 1974 d’essai), rappresentò per Firenze una storia unica: un luogo che amalgamò leggende metropolitane con schegge d’anarchia; ironia e goliardia fiorentina con un caos culturale senza freni.

È stato scritto e narrato tutto e il contrario di tutto su questo cinema di Via Pisana a pochi passi dalla Porta di San Frediano. E quasi tutti i suoi ricordi si confondono, un po’ come la coltre di fumo onnipresente in sala.

Cinema Universale, Firenze anni '80

Molti personaggi e personalità di rilievo cittadine sono passate da qui, da un cinema che riusciva ad unire una programmazione d’essai – a forte  connotazione politica – con la cultura bassa e la spontaneità guascona e un po’ caciaresca della vulgata fiorentina.

Insomma: un’oasi di pazzi, punk, ultras, impiegati, studenti, hippie, tossici, dark, giornalisti e comici. Un mix tra un coffee shop e un centro sociale. Con un minimo comun denominatore: l’amore per il cinema, con commento e urlo libero.

Palestra di vita, ancor prima che sala. Negli anni ’80 cavalcò la grande onda cittadina, grazie anche a sketch mitizzati. Come i piccioni liberati in sala, il giro in Vespa al suo interno o l’inarrivabile: ”Abburracciugagnene!”. Icona di quartiere prima e cittadina poi, sarà ricordato con una frase forse più efficace di altre: ”Non era solo far casino. Era, nel casino, amare il Cinema”.

Oggi l’amore per il Cinema e per l’Universale sta diventando un film, diretto dal regista fiorentino Federico Micali e finanziato dal basso. Puoi partecipare anche tu, per far rivivere la più irresistibile e verace delle icone cittadine degli anni Ottanta.
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